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Il gruppo che altro non è se non la naturale continuazione di precedenti esperienze musicali in diversi generi, è composto da Michel Bagnasco, batteria e cori; Manuel Giberti, voce, chitarra acustica, moog; Fabrizio Leonardi, chitarre; Gabriele Notari, basso; Giuseppe “Giugi” Restani, percussioni; Claudio Tuvo, tastiere, chitarre, cori. La particolarità che ci contraddistingue è che in qualche maniera non abbiamo scelto noi di dedicarci a De Andrè ma siamo stati quasi “chiamati” dalla sua musica, è successo ad un nostro concerto a Montaretto durante il quale ci è stato chiesto di eseguire qualche brano di Faber, nonostante non rientrasse nel nostro programma, da lì in poi siamo stati risucchiati nel Maelstrom deandreiano dal quale non siamo più usciti.
Giova ricordare che Montaretto è un piccolo paese in Comune di Bonassola (SP) che è stato teatro di un grande evento su De Andrè che ha visto la partecipazione di tanti musicisti che lo hanno accompagnato nelle sue tournee, oltrechè di Fernanda Pivano, Don Andrea Gallo e Dori Grezzi. Noi pensiamo che per suonare De Andrè si debba avere la consapevolezza che la sua musica fatta di contenuti spesso scomodi va affrontata con rispetto, essa non è mai univoca poichè durante i concerti spinge al confronto con il pubblico che conosce le canzoni e si aspetta quindi di avere un’esecuzione di livello, anche e soprattutto dal punto di vista emozionale.
Scorrendo le parole delle canzoni di De Andrè si viene proiettati in un mondo che è quanto di più lontano dalla realtà preconfezionata che televisioni e media in generale vorrebbero imporci, in effetti i suoi personaggi, mai banali, sono esseri umani che incontriamo sulla nostra strada ogni giorno ma che non vedremo mai sui media, se non nel ruolo della vittima. Come ama dire Don Andrea Gallo, grande amico di Fabrizio, “…i miei tossici….le mie prostitute….” con una confidenza che nasce dalla frequentazione quotidiana di queste persone, dall’urgenza di capire e risolvere problemi che possono sembrare insormontabili. Tutto questo lo possiamo ritrovare nelle parole di Faber che con la sua musica ha portato avanti una sorta di “evangelizzazione laica”, per dirla con un ossimoro, fatta di impegno sociale, rispetto per la persona e vicinanza agli ultimi, un aspetto che fino al suo arrivo mai si era colto nella musica italiana. Ecco spiegato perché ci sentiamo tutti un po’ orfani da quando ci ha lasciati, perché il suo messaggio va a toccare punti della nostra coscienza che qualcuno vorrebbe anestetizzare nel nome del “ tutto va bene “, anche quando si sta sull’orlo del disastro.
Salire su un palco e condividere con chi ti ascolta i temi delle canzoni di De Andrè assume per l’esecutore quasi un aspetto catartico, che prescindendo dagli arrangiamenti e dalla strumentazione si concentra sull’uso della parola come medium per raggiungere il risultato di coinvolgere emotivamente l’ascoltatore che deve trarre dall’esecuzione una forza rigeneratrice. Per quanto ci riguarda abbiamo scelto di rispettare gli arrangiamenti che Faber usava nelle sue performance dal vivo anche se, come pare ovvio, essendo la nostra strumentazione ridotta rispetto agli originali abbiamo dovuto giocoforza adeguare le esecuzioni in maniera che risultino comunque credibili anche nei confronti degli ascoltatori più esigenti. L’unica libertà ce la siamo presa nel riarrangiare in chiave quasi rock progressivo “ Un blasfemo “, per la quale ci sembrava che il testo si prestasse bene ad essere inserito in un contesto musicalmente più “ carico “.
Infine non è affatto facile, all’interno della vasta produzione di De Andrè, scegliere un'unica frase che ci identifichi, però il solo fatto di nascere in Liguria in qualche modo ci porta ad essere più coinvolti in un discorso di identificazione culturale e linguistica legata all’album “ Creuza de ma “. Quei paesaggi, quegli odori e quei sapori fanno parte di noi fin dalla nascita, nei nostri ricordi sono sempre presenti le passeggiate per quelle mulattiere che dalle fasce scoscese, coltivate a vite e ulivo, inevitabilmente conducono al mare. Durante i nostri concerti, quando arriva il momento di eseguire “ creuza de ma “ la presentiamo sempre dicendo che ci piace pensare che quando De Andrè ha scritto le parole di quella canzone, abbia fatto una specie di analisi intellettuale del dna di noi liguri, riuscendo con uno slancio poetico ad adagiarle su un “letto” musicale che non può avere alternative.
Probabilmente quelle parole e quelle idee erano sempre state nell’aria ma ci è voluto il genio di un grande letterato per farle arrivare prima sulla carta e poi nei nostri cuori.
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1940: Il 18 febbraio 1940 nasce a Pegli (Genova) Fabrizio De André. La leggenda dice che sul giradischi di casa sua suo padre, il professor Giuseppe De André, esponente del Partito Repubblicano Italiano e, fra le altre cose, promotore della costruzione della Fiera del Mare di Genova, nel quartiere della Foce, avesse messo il ''Valzer Campestre'' di Gino Marinuzzi senior dal quale, oltre venticinque anni dopo, Fabrizio ricaverà la canzone ''Valzer per un amore''.
1942/1945: Scoppiata la guerra la famiglia si rifugia in campagna a Revignano di Asti, mentre il padre, ricercato dai fascisti si dà alla macchia. Qui, appena bambino, Fabrizio stringerà amicizia con Nina Malfieri alla quale dedicherà, parecchi anni dopo, la canzone ''Ho visto Nina Volare''. Nel 1945 la famiglia torna a Genova in via Trieste al civico 8.
1946: Fabrizio frequenta le elementari prima presso le suore Marcelline (che lui ribattezza le Porcelline) poi alla ''Cesare Battisti''.
1948: Inizia a frequentare Paolo Villaggio, di poco più di 7 anni più grande, grazie all''amicizia tra le famiglie.
1951/1953: Gli studi successivi si svolgono alla "Giovanni Pascoli" per le scuole medie inferiori fino alla bocciatura, quando, il padre lo fa seguire dai gesuiti dell'Arecco.
1954: Intanto è nata prepotentemente la vocazione per la musica grazie anche alla spinta della madre che gli fa studiare prima il violino, strumento verso il quale non prova particolare attrazione e, successivamente, la chitarra. Saranno questi gli anni nei quali scoprirà la poesia e gli chansonnier d'oltremanica, Brél e Brassens su tutti.
1955: La prima esibizione in pubblico in occasione di un spettacolo di beneficienza organizzato dall'Auxilium di Genova, si svolge al teatro "Carlo Felice".
1956: Fabrizio inizia la sua esperienza liceale al liceo classico "Cristoforo Colombo".
1958: E' erroneamente indicata come questo l'anno della pubblicazione del suo primo 45 giri. In realtà è presumibile si faccia riferimento al deposito della canzone da parte degli autori presso la Siae.
1959: Conclusasi l''esperienza liceale, Fabrizio inizia a frequentare le facoltà di Medicina e Lettere senza, peraltro, esservi iscritto.
1960: Frequenta, iscrivendosi, la facoltà di Giurisprudenza spinto anche dal fratello Mauro.
1961: Scrive la sua prima canzone, insieme a Clelia Petracchi: il titolo sarà "La ballata del Miché". E' dello stesso anno la pubblicazione del primo 45 giri per l'etichetta genovese Karim: "Nuvole barocche" il lato A e "E fu la notte" quello B. Il solco non sarà un successo.
1962: Grazie anche al supporto di Luigi Tenco che canterà la canzone "La ballata dell'eroe" nel film "L'albero della cuccagna" di Luciano Salce, Fabrizio comincia a farsi un nome come cantante e autore. Nello stesso anno sposa Enrica "Puny " Rignon, dalla quale ha il suo primogenito Cristiano, che diverrà a sua volta polistrumentista e cantautore. Sono questi gli anni di più fervida frequentazione con Paolo Villaggio. Con lui scriverà "Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers" e "Il fannullone".
1964: Sempre per l'etichetta Karim viene pubblicata "La guerra di Piero" oggi presente nelle antologie scolastiche.
1965/1966: Sono gli anni de "La canzone di Marinella", "Fila la lana", "Valzer per un amore", "La città vecchia". Quest'ultima uscirà in due versione dal momento che la censura imporrà il ritiro delle prime copie distribuite a causa di un verso del brano che verrà successivamente modificato (... pubblica moglie ... invece di ... specie di troia ...).
1967: Fabrizio chiede un aumento considerevole alla Karim, la quale, senza battere ciglio, glielo concede facendo chiaramente presagire come, in passato, avere Fabrizio nella sua piccola scuderia di cantanti fosse molto più redditizio rispetto al riconoscimento economico concessogli. Per contro De André, tutelato dal fratello Mauro, decide di far causa all'etichetta discografica che di lì a poco fallirà. Fabrizio passa alla Produttori Associati, di Tony Casetta. Nel gennaio dello stesso anno muore a Sanremo Luigi Tenco. Fabrizio gli dedicherà "Preghiera in gennaio", brano iniziale del suo primo 33 giri pensato come tale.
1968: Fabrizio acquisisce sempre più fama grazie all'interpretazione de "La canzone di Marinella" fatta da Mina. Decide di cessare gli studi universitari e di proseguire sulla strada della musica. In questi anni esce il suo secondo album, il primo concept: "Tutti morimmo a stento" con l'orchestrazione di Gianpiero Reverberi. L'album trae spunto dall'amicizia di Fabrizio con Riccardo Mannerini, un "poeta vero", genovese. Sempre dall'esperienza con Mannerini, Fabrizio sarà produttore artistico insieme a Reverberi di "Senza orario senza bandiera", album dei New Trolls, giovane gruppo genovese.
1969: Esce "Volume III" che raccoglie traduzioni da Brassens e reincisioni di canzoni già pubblicate con la Karim. Nello stesso anno Tony Casetta va in America portando con sé un nastro con dei provini di "Tutti morimmo a stento" cantato in inglese. Il progetto di entrare nel mercato americano si arenerà immediatamente, ma solo nel 2007 verrà ritrovato da un collezionista l'album in vinile interamente confezionato, probabilmente copia unica, ricavato proprio da questi nastri.
1970: Viene presentato al circolo della stampa, l'album "La buona novella" tratto dai Vangeli apocrifi. In questi anni entra in crisi il suo matrimonio fino a giungere al divorzio.
1971: Dalla lettura dell'antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, De André ricava l'album "Non al denaro non all'amore né al cielo" che vedrà la collaborazione di Giuseppe Bentivoglio, giovane giornalista marxista, e di un giovanissimo Nicola Piovani. Per l'occasione vi sarà l'incontro con Fernanda Pivano, prima traduttrice delle poesie di Masters.
1972: Arrivano le prime traduzioni di Leonardo Cohen: "Suzanne" e "Giovanna d'arco" escono su due 45 giri identici nel contenuto ma diversi nel colore della copertina: uno nero e uno bianco. Gli arrangiamenti di entrambi i brani ivi contenuti, a cura di Nicola Piovani, e il testo di "Giovanna d'arco" differiscono dalla versione contenuta prima negli LP e poi nei CD.
1973: Esce il primo concept/album interamente frutto dell'ispirazione di De André: "Storia di un impiegato" scritto a sei mani con Piovani e Bentivoglio.
1974: Fabrizio incontra un giovane Francesco De Gregori e traduce con lui "Via della povertà" (Desolation Road) di Bob Dylan che uscirà nell'album semi antologico "Canzoni". In questi anni matura l'idea di trasferirsi in Sardegna.
1975: Dall'esperienza con De Gregori nasce "Volume VIII" che contiente l'unica canzone esplicitamente autobiografica: "Amico fragile". Vicino a Tempio Pausania, in località Agnata, compra un vecchio casale che ristruttura allo scopo di aprire un'azienda agricola. Conosce Dori Ghezzi. Lo stesso anno inizia a esibirsi in tour per la prima volta con il supporto dei New Trolls.
1977: Dall'unione con Dori Ghezzi nasce Luisa Vittoria, detta Luvi, oggi a sua volta cantante.
1978: per la Ricordi, che acquista il catalogo della Produttori Associati (Blubell records, Belldisc) appena fallita, pubblica l'album "Rimini", prima collaborazione con il giovane Massimo Bubola. Nello stesso anno parte il tour con la Premiata Forneria Marconi che rivede il repertorio di De André sulla base delle nuove sonorità di quegli anni.
1979: Esce l'album dei concerti con la PFM. In agosto Fabrizio e Dori vengono rapiti presso la loro residenza a L'Agnata. Verranno rilasciati solo quattro mesi più tardi.
1980: Dori e Fabrizio fondano una nuova etichetta: la Fado. Per questa etichetta verrà inciso l'album di esordio di Massimo Bubola e il nuovo disco di Dori. Lo stesso anno esce il secondo volume dei concerti con la PFM.
1980: A De André e a Bubola viene commissionata una sigla tv sulla morte di Pier Paolo Pasolini: nasce così "Una storia sbagliata" il cui retro del 45 giri sarà "Titti".
1981: Fabrizio lavora con Mark Harris, Oscar Prudente e Massimo Bubola (coautore) all'album senza nome che ritrae nella copertina un nativo americano. Per questo verrà ribattezzato dai media come l'album de "L'indiano". Il disco venderà più di 200.000 copie.
1982: Prima turnè all'estero con apripista il gruppo de "I tempi duri" capitanato da Cristiano. Insieme a Fabrizio suonano fra gli altri Pier Michelatti e Mauro Pagani. La turné coprirà parecchie città di Germania ed Austria.
1983: Fabrizio e Mauro Pagani gettano le basi per l'elaborazione del successivo disco, tutto improntato sulla musica etnica.
1984: Nonostante le remore dei discografici, esce "Creuza de ma" che a fine decennio, un referendum indetto dalla rivista "Musica & Dischi" eleggerà come miglior disco degli anni ottanta. Il disco fonde le sonorità mediterranee alla lingua genovese.
1985: Muore il professor Giuseppe De André. Sul letto di morte fa promettere a Fabrizio di smettere di bere, vizio che De André si trascina ormai da decenni.
1986: Fabrizio salpa con la barca Jamin-a per un viaggio nel mediterraneo
1987: Con De Gregori e Fossati canta "Questi posti davanti al mare" inciso ne "La pianta de té" di Ivano Fossati l'anno successivo.
1989: A seguito di una complicazione cardiaca muore, in sudamerica, il fratello Mauro. Lo stesso anno lui e Dori si sposano.
1990: Esce l'album "Le nuvole" dove Fabrizio collabora con Fossati, Bubola e Pagani. Per concepire l'album viene presa a pretesto l'opera omonima di Aristofane, commediografo dell'antica grecia. Balzerà subito in testa alle classifiche.
1991: Comincia un nuovo tour in giro per l'Italia con Mauro Pagani e i suoi musicisti più fedeli: Ellade Bandini, Michele Ascolese, Pier Michelatti... In occasione della manifestazione per il 1 maggio canta con Roberto Murolo "Don Raffaé". Il brano verrà anche inciso nell'album di Murolo "Ottantavogliadicantare". Al Club Tenco viene premiato come miglior album dell'anno "Le nuvole" e come miglior canzone "La domenica delle salme".
1992/1993: Fabrizio intraprende un nuovo tour teatrale con uno spettacolo diviso in due parti: una parte dedicata solo alle donne e una agli uomini. Per una parte della turné partecipa anche Dori Ghezzi come corista. Nel frattempo nasce l'idea di acquistare una casa a Genova.
1995: A dieci anni di distanza dalla morte del padre, Fabrizio perde anche sua madre Luisa.
1996: Opera a quattro mani con Ivano Fossati, arrangiata da Piero Milesi, esce "Anime Salve" incentrato sui temi della solitudine, dell'emarginazione e delle minoranze.
1997: Nuovo tour a seguito dell'uscita dell'album "Anime Salve" nei palazzetti. Cristiano prende il posto di polistrumentista accanto al padre. Per l'occasione si esibiranno in coppia cantando "Cose che dimentico" inciso dapprima nell'album "Sul confine" di Cristiano e poi nell'antologia "In direzione ostinata e contraria". Al Piper di Roma "Anime Salve" viene premiato come miglior disco dell'anno. Ad Aulla Fabrizio riceve il premio Lunezia per la canzone "Smisurata preghiera". Con Mina canta "La canzone di Marinella" incisa in "Mi innamoravo di tutto", album antologico. Al Club Tenco Fernanda Pivano consegna a Fabriizo la targa per il disco dell'anno.
1997/1998: Nuovo tour per l'uscita di "Mi innamoravo di tutto" che si concluderà poco prima della primavera. Mentre si parla di un tour estivo inizia a manifestarsi in estate il male.
1999: Nella notte dell'11 gennaio 1999, alle ore 2.15, Fabrizio De André muore all'Istituto dei tumori di Milano. Avrebbe compiuto 59 anni un mese più tardi.
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