_Discografia_Non al denaro non all'amore né al cielo - Sud Korea (1990)


Fabrizio De André / Giuseppe Bentivoglio / Nicola Piovani
Dove se n'è andato Elmer
che di febbre si lasciò morire
dov'è Herman bruciato in miniera.
Dove sono Bert e Tom,
il primo ucciso in una rissa
e l'altro che uscì già morto di galera.
E cosa ne sarà di Charley
che cadde mentre lavorava
e dal ponte volò e volò sulla strada
Dormono, dormono sulla collina
Dormono, dormono sulla collina
Dove sono Ella e Kate
morte entrambe per errore
una di aborto e l'altra d'amore.
E Maggie uccisa in un bordello
dalle carezza d'un animale
e Edith consumata da uno strano male.
E Lizzie che inseguì la vita
lontano e dall'Inghilterra
fu riportata in questo palmo di terra
Dormono, dormono sulla collina
Dormono, dormono sulla collina
Dove sono i generali
che si fregiarono nelle battaglie
con cimiteri di croci sul petto,
dove i figli della guerra
partiti per un ideale
per una truffa, per un amore finito male:
hanno rimandato a casa
le loro spoglie nelle bandiere
legate strette perché sembrassero intere
Dormono, dormono sulla collina
Dormono, dormono sulla collina
Dov'è Jones il suonatore
che fu sorpreso dai suoi novant'anni
e con la vita avrebbe ancora giocato.
Lui che offrì la faccia al vento,
la gola al vino e mai un pensiero
non al denaro, non all'amore né al cielo.
Lui sì, sembra di sentirlo
cianciare ancora delle porcate
mangiate in strada nelle ore sbagliate,
sembra di sentirlo ancora
dire al mercante di liquore
- Tu che lo vendi, cosa ti compri di migliore? -


Fabrizio De André / Giuseppe Bentivoglio / Nicola Piovani
Tu prova ad avere un mondo nel cuore
e non riesci ad esprimerlo con le parole,
e la luce del giorno si divide la piazza
tra un villaggio che ride
e te, lo scemo che passa
e neppure la notte ti lascia da solo:
gli altri sognan se stessi e tu sogni di loro
E sì, anche tu andresti a cercare
le parole sicure per farti ascoltare:
per stupire mezz'ora basta un libro di storia,
io cercai di imparare la Treccani a memoria
e dopo maiale, Majakowsky, malfatto,
continuarono gli altri fino a leggermi matto
E senza sapere a chi dovessi la vita
in un manicomio io l'ho resituita:
qui sulla collina dormo mal volentieri
eppure c'è luce ormai nei miei pensieri,
qui nella penombra ora invento parole
ma rimpiango una luce, la luce del sole
Le mie ossa regalano ancora alla vita:
le regalano ancora erba fiorita.
Ma la vita è rimasta nelle voci in sordina
di chi ha perso lo scemo e lo piange in collina,
di chi ancora bisbiglia con la stessa ironia
- una morte pietosa lo strappò alla pazzia. -


Fabrizio De André / Giuseppe Bentivoglio / Nicola Piovani
Cosa vuol dire avere
un metro e mezzo di statura,
ve lo rivelan gli occhi
e le battute della gente,
o la curiosità di una ragazza irriverente
che vi avvicina solo
per un suo dubbio impertinente:
vuoe scoprir se è vero
quanto si dice intorno ai nani,
che siano i più forniti
della virtù meno apparente
fra tutte le virtù la più indecente
Passano gli anni, i mesi,
e se li conti anche i minuti,
è triste trovarsi adulti senza essere cresciuti;
la maldicenza insiste,
batte la lingua sul tamburo
fino a dire che un nano
è una carogna di sicuro
perché ha il cuore troppo,
troppo vicino al buco del culo
Fu nelle notti insonni
vegliate al lume del rancore
che preparai gli esami, diventai procuratore,
per imboccar la strada
che dalle panche di una cattedrale
porta alla sacrestia
quindi alla cattedra d'un tribunale,
giudice finalmente,
arbitro in terra del bene e del male
E allora la mia statura
non dispendò più buonumore
a chi alla sbarra in piedi
mi diceva "Vostro Onore",
e di affidarli al boia
fu un piacere del tutto mio,
prima di genuflettermi nell'ora dell'addio
non conoscendo affatto la statura di Dio.


Fabrizio De André / Giuseppe Bentivoglio / Nicola Piovani
Mai più mi chinai e nemmeno su un fiore,
più non arrossii nel rubare l'amore
dal momento che Inverno mi convinse che Dio
non sarebbe arrossito rubandomi il mio
Mi arrestarono un giorno
per le donna ed il vino,
non avevano leggi per punire un blasfemo,
non mi uccise la morte,
ma due guardie bigotte,
mi cercarono l'anima a forza di botte
Perché dissi che Dio imbrogliò il primo uomo,
lo costrinse a viaggiare una vita da scemo,
nel giardino incantato lo costrinse a sognare,
a ignorare che al mondo
c'è il bene e c'è il male
Quando vidi che l'uomo allungava le dita
a rubargli il mistero di una mela proibita
per paura che ormai non avesse padroni
lo fermò con la morte, inventò le stagioni
...mi cercarono l'anima a forza di botte...
E se furon due guardie a fremrmi la vita,
è proprio qui sullaterra la mela proibita,
e non Dio ma qualcuno
che per noi l'ha inventato,
ci costringe a sognare in un giardino incantato.


Fabrizio De André / Giuseppe Bentivoglio / Nicola Piovani
- Cominciai a sognare anch'io insieme a loro
poi l'anima d'improvviso prese il volo -
Da ragazzo spiare i ragazzi giocare
al ritmo balordo del tuo cuore malato
e ti viene la voglia di uscire e provare
che cosa ti manca per correre al prato,
e ti tieni la voglia, e rimani a pensare
come diavolo fanno a riprendere fiato.
Da uomo avvertire il tempo sprecato
a farti narrare la vita dagli occhi
e mai poter bere alla coppa d'un fiato
ma a piccoli sorsi interrotti,
e mai poter bere alla coppa d'un fiato
ma a piccoli sorsi interrotti
Eppure un sorriso io l'ho regalato
e ancora ritorna in ogni sua estate
quando io la guidai o fui forse guidato
a contarle i capelli con le mani sudate.
Non credo che chiesi promesse al suo sguardo,
non mi sembra che scelsi il silenzio o la voce,
quando il cuore stordì e ora no, non ricordo
se fu troppo sgomento o troppo felice,
e il cuore impazzì e ora no, non ricordo
da quale orizzonte sfumasse la luce
E fra lo spettacolo dolce dell'erba,
fra lunghe carezze finite sul volto,
quelle sue cosce color madreperla
rimasero forse un fiore non colto.
Ma che la baciai, questo sì, lo ricordo,
col cuore ormai sulle labbra,
ma che la baciai, per dio sì, lo ricordo,
e il mio cuore le restò sulle labbra
- E l'anima d'improvviso prese il volo
ma non mi sento di sognare con loro,
no non mi riesce di sognare con loro. -


Fabrizio De André / Giuseppe Bentivoglio / Nicola Piovani
Da bambino volevo guarire i ciliegi
quando rossi di frutti li credevo feriti,
la salute per me li aveva lasciati
coi fiori di neve che avevan perduti
Un sogno, fu un sogno ma non durò poco,
per questo giurai che avrei fatto il dottore,
e non per un dio ma nemmeno per gioco:
perché i ciliegi tornassero in fiore
E quando dottore lo fui finalmente
non volli tradire il bambino per l'uomo
e vennero in tanti e si chiamavano gente,
ciliegi malati in ogni stagione
E i colleghi d'accordo, i colleghi contenti
nel leggermi in cuore tanta voglia d'amare,
mi spedirono il meglio dei loro clienti
con la diagnosi in faccia e per tutti era uguale:
ammalato di fame, incapace a pagare
E allora capii, fui costretto a capire
che fare il dottore è soltanto un mestiere,
che la scienza non puoi regalarla alla gente
se non vuoi ammalarti dell'identico male,
se non vuoi che il sistema ti pigli per fame
E il sistema sicuro è pigliarti per fame
nei tuoi figli, in tua moglie
che ormai ti disprezza,
perciò chiusi in bottiglia quei fiori di neve,
l'etichetta diceva : elisìr di giovinezza
E un giudice, un giudice con la faccia da uomo
mi spedì a sfogliare i tramonti in prigione
inutile al mondo ed alle mie dite,
bollato per sempre truffatore imbroglione,
dottor professor truffatore imbroglione.


Fabrizio De André / Giuseppe Bentivoglio / Nicola Piovani
Solo la morte m'ha portato in collina:
un corpo fra i tanti a dar fosforo all'aria
per bivacchi di fuochi che dicono fatui,
che non lasciano cenere, non sciolgon la brina,
solo la morte mi ha portato in collina.
Da chimico un giorno avevo il potere
di sposar gli elementi a farli reagire,
ma gli uomini mai mi riuscì di capire
perché si combinassero attraverso l'amore,
affidando ad un gioco la gioia e il dolore.
Guardate il sorriso, guardate il colore
come giocan sul viso di chi cerca l'amore:
ma lo stesso sorriso, lo stesso colore
dove sono sul viso di chi ha avuto l'amore,
dove sono sul viso di chi ha avuto l'amore.
Che strano andarsene senza soffrire,
senza un volto di donna da dover ricordare,
ma è forse diverso il vostro morire
voi che uscite all'amore, che cedete all'aprile,
cosa c'è di diverso nel vostro morire.
Primavera non bussa, lei entra sicura,
come il fumo lei penetra in ogni fessura,
ha le labbra di carne, i capelli di grano,
che paura, che voglia che ti prenda per mano,
che paura, che voglia che ti porti lontano.
Ma guardate l'idrogeno tacere nel mare,
guardate l'ossigeno al suo fianco dormire:
soltanto una legge che io riesco a capire
ha potuto sposarli senza farli scoppiare,
soltanto la legge che io riesco a capire.
Fui chimico e no, non mi volli sposare,
non sapevo con chi e chi avrei generato:
son morto in un esperimento sbagliato
proprio come gli idioti che muoion d'amore
e qualcuno dirà che c'è un modo migliore.


Fabrizio De André / Giuseppe Bentivoglio / Nicola Piovani
Daltonici, presbiti, mendicanti di vista,
il mercante di luce, il vostro oculista,
ora vuole soltanto clienti speciali
che non sanno che farne di occhi normali.
Non più ottico ma spacciatore di lenti,
per improvvisare occhi contenti,
perchè le pupille abituate a copiare
inventino i mondi sui quali guardare.
Seguite con me questi occhi sognare,
fuggire dall'orbita, e non voler ritornare
I cliente
Vedo che salgo a rubare il sole
per non aver più notti
perché non cada in reti di tramonti,
l'ho chiuso nei miei occhi,
e chi avrà freddo
lungo il mio sguardo si dovrà scaldare
II cliente
Vedo i fiumi dentro le mie vene,
cercano il loro mare,
rompono gli argini,
trovano cieli da fotografare.
Sangue che scorre senza fantasia
porta tumori di malinconia
III cliente
Vedo gendarmi pascolare
donne chine sulla rugiada,
rosse le lingue al polline dei fiori
ma dov'è l'ape regina?
Forse volata ai nidi dell'aurora,
forse volata, forse più non vola
IV cliente
Vedo gli amici ancora sulla strada,
loro non hanno fretta,
rubano ancora al sonno l'allegria,
all'alba un po' di notte:
e poi la luce, luce che trasforma
il mondo in un giocattolo
Faremo gli occhiali così!
Faremo gli occhiali così!


Fabrizio De André / Giuseppe Bentivoglio / Nicola Piovani
In un vortice di polvere
gli altri vedevan siccità,
a me ricordava la gonna di Jenny
in un ballo di tanti anni fa
Sentivo la mia terra vibrare di suoni,
era il mio cuore
e allora perché coltivarla ancora,
come pensarla migliore
Libertà l'ho vista dormire
nei campi coltivati
a cielo e denaro, a cielo ed amore,
protetta da un filo spinato
Libertà l'ho vista svegliarsi
ogni volta che ho suonato,
per un fruscio di ragazza a un ballo,
per un compagno ubriaco
E poi se la gente sa
e la gente lo sa che sai suonare,
suonare ti tocca per tutta la vita
e ti piace lasciarti ascoltare
Finì con i campi alle ortiche,
finì con un flauto spezzato
e un ridere rauco e ricordi tanti
e nemmeno un rimpianto.